Nuovo appuntamento per la rubrica: Una virtù al giorno toglie il medico di torno, ovvero come passare dai vizi alle virtù.
In questa caldissima estate stiamo facendo un esperimento “virtuoso”, cioè stiamo provando a inserire nelle nostre giornate delle parole nuove, non solo per acquisirne il significato ma come pratica quotidiana.
Fino ad ora abbiamo provato a sperimentare la GIOIA, poi abbiamo praticato la GENTILEZZA. Ora è il turno della SPERANZA.
Praticando queste virtù stiamo risvegliando la nostra anima, e ne sentiremo i benefici anche sul corpo. Già mille anni fa Ildegarda di Bingen, una monaca tedesca, scrisse le basi della medicina olistica , parlava di quanto il corpo fosse influenzato dall’anima.
E’ dall’anima che giungono forze che vivificano il corpo, quindi se trasformiamo i vizi in virtù, progrediamo fisicamente e spiritualmente, si dispiegano le ali della guarigione e se cambia la nostra frequenza allora migliorerà anche quella di chi ci sta intorno .
Questa formazione “virtuosa” e’ stata divulgata solo da chi frequentava i seminari o gli ambienti religiosi Le virtù teologali quali fede, speranza e carità vennero trasmesse nella dottrina cristiana , in quanto virtù provenienti da Dio per rendere l’uomo capace di agire con una morale evoluta.
Io credo sinceramente che vennero inventate per ricordarci che siamo infinitamente più “grandi” di quanto pensiamo di essere .
Sulla fede potremo discutere perché ciascuno è libero di aver fede e credere in qualcosa o è libero anche di non credere. Ma sulla speranza mi sembra utile soffermarci e recuperarla, dato ciò che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Abbiamo perfino un ministro che porta questo magnifico nome ma non restituisce il vero valore di questa parola cosi “virtuosa”.
Anche la speranza, così come la gentilezza e la gioia, e’ uno stato dell’essere, forse è addirittura una dimensione , quasi un luogo in cui è bene andare quando ne abbiamo bisogno.
Sperare significa poter vedere un meraviglioso domani, significa immaginare che si presenterà una soluzione proprio quando meno ce lo aspettiamo.
Significa anche darsi un attimo di pausa da ciò che ci affligge e respirare profondamente.
Molti dei problemi che viviamo li abbiamo creati noi, senza rendercene conto, ma li abbiamo attratti, quindi è molto ma molto probabile che abbiamo la capacità di attrarre anche delle soluzioni
Persino la malattia l’abbiamo creata noi in qualche modo, se il nostro corpo l’ha formata vuol dire che può anche guarirla.
I bambini sono i migliori produttori di SPERANZA, loro sanno che tutto è possibile, credono e basta, perché no? E dicono a voce alta : io voglio ….., proclamano il loro desiderio con tono imperativo e oltre che sperare, sanno che questa cosa è fattibile, possibile, anche se un adulto e’ convinto di no.
Disperarsi tra l’altro serve a ben poco, si, ci si sfoga magari un po’, ma a cosa serve davvero?
“La speranza deve essere sempre l’ultima a morire” , recita il detto.
Nessun personaggio realista ha mai cambiato davvero il mondo, ma gli utopistici si ….
Osserva ciò che vuoi trasformare nella tua vita, desideralo intensamente, e poi fai come fanno i bambini. Raccogli tutti i frammenti di speranza che esistono nell’universo e prova a dire con tono deciso e speranzoso : “ io voglio che questa cosa si risolva”….. “ho speranza che …”
Ascolta come cambia il tuo respiro, come si vivificano le cellule, quale senso di benessere si diffonda dentro e fuori di te.
Tutti gli apparati si metteranno a fluire, quello circolatorio, quello linfatico, e il sistema nervoso troverà grande dis-tensione
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